Massimo Morini

Ho conosciuto Alessandro nel 1990, nell’allora CBS oggi Sony Music. Ai tempi lavoravo nel reparto artistico, ero l’ultimo entrato, avevo 23 anni ed ero alla mia prima esperienza lavorativa. Il mio capo era Claudio Buja, la segretaria Antonella Belforti, e i miei due colleghi A&R erano Mario Speroni e Leo De Rosa, tutti maestri di discografia. Un giorno Buja ci convocò nel suo ufficio perché stava arrivando Alessandro con il suo album nuovo, quasi finito, per farci ascoltare le canzoni.

Fino a quel giorno io avevo lavorato al budget di registrazione con Mario e Leo, che mi avevano insegnato, proprio con la produzione di Caccia alla volpe, a gestire finanziariamente le registrazioni di un album di un artista, ma lui non l’avevo mai visto.

Entrò, ci presentammo (ero l’unico che non aveva ancora conosciuto), e poi ci fece ascoltare le canzoni, e lì rimasi sbigottito. Alessandrò restò in piedi tutto il tempo e, sorridendo senza sosta, invece di cantarci le canzoni, ce le ha mimate, parola per parola, strofa per strofa, ritornello per ritornello. Allargava le braccia quando arrivava la parte più importante e quando non cantava simulava gli strumenti solisti: la chitarra, il piano, la batteria. Alla fine, divertito da quel suo modo di presentarci le canzoni, andai da lui e dissi: “Che forte! Dovresti farlo nei concerti: invece di cantare, mimare le tue bellissime canzoni con quel sorriso illuminante”. Rise e diventammo amici.

Iniziai proprio nel 1991 a partecipare al Festival di Sanremo come tecnico del suono e nel 1992 i miei superiori mi comunicarono che sarei stato il direttore di Mingardi e di Bono (oltre a Barbarossa, che vinse). E così lavorai a Sanremo con Alessandro, scoprendolo una persona simpatica, un ragazzo affabile, sicuro, sereno e così umile da ascoltare attentamente i consigli di tutti, soprattutto di Mingardi che lo trattava come un figlio. E anche i miei, nonostante fossi giovane e inesperto, ma preparato.

Lasciai la Sony nel 1993 per ultimo, dopo che tutti i miei colleghi erano andati via. Il nuovo capo, Fabrizio Intra, anch’egli mancato, mi chiese di andare avanti a fare il tecnico e il direttore d’orchestra a Sanremo per la società e ancora oggi, dopo vent’anni, faccio questo lavoro per loro e per altri.

Nel 1994 mi chiamò e mi chiese di lavorare con Alessandro, mi spiegò la situazione, mi chiese se avevo qualche remora nel lavorare con lui, nonostante il momento fosse critico; io accettai senza pensarci su due volte. E, per l’ultima volta, sempre nel solito ufficio prima delle prove, lo guardai mimare Oppure no.

Adesso, quando devo far sentire una mia canzone a qualcuno, faccio come lui. Sorrido e gliela mimo, e tutti si divertono.

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