Claudio Buja

Quando iniziai a lavorare per la CBS (allora la Sony si chiamava così), nel 1988, Alessandro Bono aveva appena terminato il suo primo album. Alla casa discografica tutti impazzivano per quel ragazzo, per le sue canzoni, per “Gesù Cristo” cantata con passione, con partecipazione, con una sorta di laica religiosità. L’avevo già visto sul palco di Sanremo, con una canzone che non mi piaceva un granché, “Nel mio profondo fondo”.

Però mi aveva colpito quel suo modo di fare apparentemente spavaldo, così sicuro, su un palco che metteva paura a tutti. Ricordo poi le lunghe discussioni per decidere la copertina dell’album – c’era una sua foto in bianco e nero, che molti giudicarono troppo punk, troppo alla Clash – e così alla fine (purtroppo) si optò per un primo piano che lo ritraeva sorridente di un sorriso beffardo eppure disarmato. Alessandro poteva essere l’uno e l’altro: arrivava in ufficio come una furia, imbracciava la chitarra e ti cantava la sua ultima canzone guardandoti negli occhi, però aveva bisogno della tua approvazione e del tuo incoraggiamento, perché era indifeso come sanno essere gli artisti, e anche di più.

Mario Lavezzi e Mogol – che erano i suoi produttori – cercavano di proteggerlo dal mondo e di coltivare la sua fragilità, in qualche modo sperando che fosse proprio quella sua vulnerabilità a rivelarsi il suo tratto più forte, vincente; ma non fu così. L’ultimo ricordo che ho di lui è di un ragazzo che fatica a tenere gli occhi aperti, dietro gli occhiali da sole, nel mio ufficio, in una mattina in cui si sarebbero dovuti discutere degli aspetti contrattuali – aspetti che, per Alessandro, venivano sempre dopo quelli artistici. Poi il suo recupero, la sua famiglia, e il miracolo sembrava fatto. Di nuovo a Sanremo – con Andrea Mingardi – quando io non lavoravo già più con lui.

Alessandro non era adeguato a questo mondo, forse. Fatto sta che se n’è andato molto presto, troppo presto. Ci ha lasciato qualche bella canzone, troppo poco per quello che avrebbe potuto darci.

(Claudio Buja, Managing Director – Universal Music Publishing)

claudiobuja